2013-02-12

Il gioco delle parti: minacce, provocazioni e sanzioni

Nella penisola coreana la tensione è all’apice. Minacce e provocazioni della Corea del nord seguono uno schema corroborato fin dalla firma dell’armistizio del 1953 che segnò la fine della guerra “calda” di Corea. Ma le sanzioni, comprese le ultime del Consiglio di Sicurezza dell’Onu a seguito del terzo test nucleare nordcoreano, non impediranno a Pyongyang di privarsi di quest’unico asso nella manica, che ha consentito a tre generazioni di Kim, nell’ultimo ventennio, di preservare il potere una volta finita la guerra fredda. Il nodo gordiano è rappresentato dallo scontro pluridecennale fra Washington e Pyongyang. Il piccolo paese vuole la firma della pace con gli Stati Uniti per rientrare nella comunità internazionale (con tutti i benefici economici connessi) e vuole il riconoscimento del suo nuovo status di paese nucleare. Nell’immediato, Kim Jong-eun mira al dialogo diretto con Washington. Pare che gli Stati Uniti stiano rivedendo la politica seguita dal 2008 ad oggi: una strategia di indifferenza corretta da un rincaro di sanzioni in risposta alle provocazioni del regime. Il “ritorno in Asia”, con lo spostamento di truppe e armamenti nella regione, inquieta la Cina ed esige un gesto di buona volontà. Il governo cinese, al contrario, ha continuato a puntellare Pyongyang con aiuti economici e investimenti: per non ritrovarsi, in caso di crollo di un regime, una Corea riunificata sotto l‘egida americana; ha perciò chiarito che le sanzioni non sono “la soluzione fondamentale”, ma che occorre tornare a un tavolo negoziale. Park Geun-hye (figlia del dittatore che guidò con pugno di ferro la modernizzazione del suo paese), appena insediatasi alla presidenza della Corea del sud costituisce un’altra incognita. In campagna elettorale la “regina di ghiaccio” del partito conservatore aveva promesso di essere disposta ad una politica più flessibile con il terzo Kim di quanto non sia stata quella intransigente del suo predecessore, Lee Myun Bak.  Adesso retorica bellicista e tensione sono alle stelle da ambo i lati del 38° parallelo, anche perché sono iniziate le manovre militari congiunte (dal 9 al 21 marzo) fra Corea del sud e Stati Uniti. Si temono incidenti più o meno cruenti con Seoul, come nel passato, anche se di solito non avvengono quando tutti se l’aspettano. E’ bene tuttavia non dimenticare, come ha sottolineato il quotidiano progressista sudcoreano Hankyoreh, che “l’emergenza nucleare è dovuta all’ansia di questo paese per la sua sicurezza”.

Pubblicato su Il Manifesto 12 febbraio 2013

2011-12-20

Corea, morto un Kim se ne fa subito un altro

La notizia della morte di Kim Jong-il, che ha retto le sorti della Corea del nord nel periodo più buio e drammatico della sua storia, è stata data alla TV di stato da un’annunciatrice in lacrime e gramaglie. Che cosa succederà adesso? L’erede designato, Jong-eun, riuscirà a tenere unito un Paese che non si è più ripreso dalla carestia del 1995? Un terzo della popolazione vive al di sotto la soglia di povertà e la denutrizione ha segnato intere generazioni. Quando nel 1994 muore Kim Il-sung , fondatore dell’unica dinastia socialista del pianeta, Kim Jong-il ha alle spalle una lunga esperienza di governo a fianco del padre. Il giovane Jong-eun no.
Non ha né la sua maturità né la sua preparazione. Della sua biografia si sa molto poco. Ha 27 o 28 anni, ha  studiato in Svizzera, ha prestato servizio nell’esercitoed è stato nominato generale a quattro stelle e infine nella Commissione di difesa nazionale, vero centro di potere dell’establishment.
In questa preparazione accelerata per la sua successione, il leader Kim ha creato un primo anello di sicurezza intorno al figlio, composto da sorella e cognato, Jang Song-taek, il più potente fra i 4 vicepresidenti della Commissione, presieduta dallo stesso Kim. I vecchi generali delle forze armate, che controllano ogni parte del Paese, sono la seconda garanzia di stabilità politica. In questo contesto la personalità di Jong- eun è meno importante dell’accordo di massima fra le varie componenti militari e civili dell’establishment:  stringersi intorno all’erede, anche se figura di comodo, per mantenere l’unità e portare avanti i compromessi necessari nel segno della continuità. E’ probabile che l’anno prossimo, alle celebrazioni per il centenario della nascita di Kim Il-sung, l’élite si presenterà unita. Il periodo di lutto per la morte di Kim Jong-il, lungo tre anni come tradizione vuole,  dovrebbe concedere il tempo necessario per mettere a punto gli equilibri interni e dare più spessore all’evanescente Kim.
Se fosse questo lo scenario, è probabile che l’erede e i suoi consiglieri rafforzeranno i  legami con la Cina, unica fonte di aiuto anche nei momenti di massimo isolamento del Paese, ancora sotto sanzioni internazionali dopo il primo test nucleare del 2006, e proseguano le trattative in corso per riprendere i
colloqui a sei (le due Coree, Cina, Usa, Russia e Giappone) sull’eventuale denuclearizzazione della Rpdc interrotti nel dicembre 2008.
Non si possono escludere però scenari più drammatici. Una lotta di potere al vertice o una divisione fra gli stati maggiori e i comandi militari provinciali, ad esempio. Ma la sopravvivenza della Rpdc dopo la dissoluzione dell’Urss e la fine della maggior parte dei Paesi comunisti impone, a vent’anni di distanza, cautela nel prevedere l’implosione dello stato nordcoreano.


pubblicato 20 dicembre 2011 in Terra - terranews.it

2011-12-19

2010-12-02

ISPI Tavola Rotonda "Coree: una guerra mai finita?"

Il panel dell'incontro: Rosella Ideo, Universita' di Trieste; Stefano Carrer, Il Sole 24 Ore; Antonio Fiori, Universita' di Bologna.



2009-05-26

colloquio con Dr. Rosella Idéo su InfoAut.org

Pyongyang sbatte la portaconflitti globali 

[colloquio con Rosella Ideo] La Corea del Nord ha deciso di chiudere la porta. E, con l'ultimo gesto eclatante, ha dimostrato di non aver più intenzione di proseguire i colloqui del tavolo negoziale a sei che ormai da anni ha fatto da camera di compensazione alle provocazioni di Pyongyang. Ne è convinta Rosella Ideo, che insegna Storia politica e diplomatica dell'Asia orientale all'Università degli studi di Trieste. Ideo, che fa parte dell'Osservatorio "Asia Maior", segue da molti anni le vicende coreane ed è suo il saggio introduttivo alla biografia di Kim Jong-il, il "caro leader", uscita nella traduzione italiana per i tipi di ObarraO nel 2005.

Cosa vuole dimostrare Pyongyang con questo ennesimo test?
Direi che è la dimostrazione che ormai Kim Jong-il non ha più alcuna intenzione di sedere al tavolo negoziale, perlomeno nel breve periodo

Ancora la famosa teoria del "rischio calcolato"?
I nordcoreani, e non è la prima volta, hanno deciso di passare dal piano A, ossia dalla ricerca del riconoscimento politico da parte americana - che sia con Clinton, sia con Bush avevano cercato di ottenere - al piano B, espressamente dichiarato nel comunicato diffuso subito dopo il test e che dice che la Corea del Nord ha il dovere di difendersi dal potenziale atomico americano...

Si aspettava qualcosa da Obama?
Quando i coreani si sono resi conto che l'amministrazione Obama non era affatto diversa dalla precedente in termini di ostilità nei confronti di Pyongyang, si è deciso il cambio di tattica

Cosa l'ha provocato?
Le esercitazioni militari congiunte americane e sudcoreane di marzo, di routine per altro. Poi la condanna del Consiglio di sicurezza dell'Onu dopo il test missilistico dell'aprile scorso e infine lo scarso impegno del nuovo inviato speciale americano nell'area. Ma c'è altro

Cosa?
In realtà, dietro a questa ennesima provocazione si può anche intravede una nuova grave crisi interna. Prima di tutto, i nordcoreani temono un'ennesima emergenza di carattere economico e quindi umanitario, anche per via del fatto che Seul, il loro principale donatore fino all'anno scorso, ha deciso di chiudere il flusso dell'aiuto verso Pyongyang. E in secondo luogo c'è la malattia di Kim Jong-il, strettamente connessa al problema della successione. Direi che con questa mossa, Kim Jong-il ha voluto dare una dimostrazione di forza. Non solo verso l'esterno ma anche in chiave interna.

2009-03-15

Seoul National University - Institute for Peace and Unification Studies

The Future of North Korean and Global Cooperation

IPUS and Embassy of Canada co-hosted an international conference titled "The Future of North Korean and Global Cooperation" on March 13, 2009 at the Sapphire Ball Room of Lotte Hotel, Seoul. This conference supported by the Embassy of Australia, Great Britain, and Italy, scholars from Korea, Canada, Russia, Italy, Australia, Great Britain, and United States participated. The conference was simultaneously interpreted into Korean and English, and more than 400 audience joined, showing exceptional attention.

The 2nd session, Global Assistance in North Korea's economic development, was moderated by Professor Kim Byung Yeon (SNU) and Professor Rosella Ideo (Trieste University), Professor Zang Hyoung Soo (Hanyang University), and Dr. Peter Hayes (Director, Nautilus Institute for Security and Sustainable Development) discussed the how the role EU and non-party members of 6-Party talks can influence North Korea's economic development. Dr. Walter Klitz (Country Representative, Friedrich Naumann Foundation) and Suh Doo Hyun (Director, DPRK Economic Analysis Team, MOU) further discussed the issue as debaters.

On concluding the conference, director Park Myoung Kyu thanked the participants for making a successful conference and asked for regular conferences with Peace Studies and North Korean specialists to promote unification studies.