2014-02-26

Intervista a radio vaticana, 25 febbraio 2014
La corea del sud annuncia la creazione di un comitato per la riunificazione


Annunciata dalla presidente sudcoreana, Park Geun-hye, la creazione di un comitato per la riunificazione della penisola. Nord e Sud rimangono però divisi e formalmente ancora in guerra. L’iniziativa è stata presentata nell’ultimo giorno di ricongiunzioni dei familiari separati dal conflitto del 1950. In contemporanea, si stanno intanto svolgendo le esercitazioni navali congiunte di Stati Uniti e Seul, fortemente contestate da Pyongyang. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Rosella Ideo, esperta di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale:

R. – Questa iniziativa mantiene, in un certo senso, quelle che erano state le promesse elettorali di questo primo presidente donna della Corea del Sud e va nella direzione di cercare di distendere i rapporti tra le due Coree, che sono molto tesi da quando c’è il muovo leader, Kim Jong-un. Bisogna vedere quanto questo sia realizzabile. E io direi che siamo ancora ben lontani da un’idea di riunificazione.

D. – Questa riunificazione, tuttavia, potrà avvenire soltanto, lo ricordiamo, se verrà istituito anche un trattato di pace, perché le due realtà sono tuttora in guerra, anche se c’è un armistizio, peraltro contestato, per quanto riguarda la linea di confine sul 38.mo parallelo...

R. – Il grande problema è che ad oltre 60 anni dalla fine della guerra di Corea, nel ’53, non è mai stato firmato un trattato di pace. La penisola coreana in Asia nord orientale rimane un punto caldo, oltre a tutti gli altri problemi che ci sono di carattere territoriale e storico tra Cina e Giappone e Giappone e Corea del Sud.

D. – Dopo tre anni sono ripresi gli incontri, in un centro turistico nordcoreano, delle famiglie separate dalla guerra del ’50. Questi incontri sono solo formali o hanno un significato sostanziale?

R. – Hanno un significato per questi anziani che vanno dai 70 ai 90 anni addirittura, e che sono sopravvissuti con la speranza di rivedere e riabbracciare i familiari divisi. Quindi, questo è importante per loro. I giovani, infatti, in Corea del Sud hanno uno scarsissimo interesse a queste riunificazioni.

D. – La presidente sudcoreana propone un comitato per la riunificazione. Rimangono, però, forti tensioni e in questi giorni sono in corso esercitazioni congiunte di Seul e Stati Uniti, fortemente contrastate da Pyongyang...

R. – Sono anni e anni che ci sono manovre congiunte e tutte le volte che ci sono queste esercitazioni congiunte i nordcoreani le presentano come un prova generale della volontà d’invasione da parte di Stati Uniti e Corea del Sud, mentre il Sud e gli Stati Uniti le prospettano come semplicemente azioni difensive in caso di provocazione di Pyongyang.

D. – Ma un gioco delle parti di questo tipo a chi serve?

R. – Serve a molti. Serve agli Stati Uniti per controllare la Cina. Il Giappone vede assolutamente di malocchio una riunificazione, perché si troverebbe di fronte una sorta di Germania dell’Asia orientale, quindi un Paese molto forte. Già la Corea del Sud ha superato tecnologicamente il Giappone. E la Cina non vuole trovarsi gli Stati Uniti sulla porta di casa, perché è chiaro se un giorno dovesse esserci la riunificazione, avverrebbe nel segno del Sud capitalista. Quest’area del mondo ha delle tensioni incredibilmente forti e la situazione può anche, non volutamente, sfuggire di mano.

D. – Questo perché, diciamo, Corea del Nord e Corea del Sud in realtà diventano punti di conflitto e confronto a livello internazionale di altre forze...

R. – Certamente, proprio la colonizzazione giapponese ha, dal 1910 al 1945, distrutto il tessuto economico, sociale e politico di questo Paese, che è arrivato ad essere diviso proprio per i configgenti interessi nazionali delle potenze che gli stavano intorno. Quindi, la divisione della penisola coreana è un portato di quella che è stata la colonizzazione del Giappone, la più dura di tutte le colonizzazioni che abbiamo conosciuto. Da lì si spiegano gli attriti continui con il Giappone. Direi che quello che unisce i due Paesi divisi è un risentimento ancora vivissimo nei confronti del Giappone.