2014-02-18

Corea del nord: pubblicato il rapporto Onu sui crimini contro l’umanità.

Occorre un’azione immediata della Comunità internazionale per mettere fine alle atrocità commesse dalle più alte istituzioni dello stato in Corea del nord.

Un nuovo rapporto dell’Onu ha stabilito che lo stato nordcoreano ha commesso crimini contro l’umanità e raccomanda che i responsabili di questi crimini, fra cui il leader nordcoreano Kim Jong Eun, vengano deferiti alla Corte penale internazionale dell’Aia o ad un tribunale istituito ad hoc, come quelli per l’ex Iugoslavia e per il Ruanda. Chiede inoltre un’inchiesta dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite
Il 17 febbraio, dopo circa un anno di lavoro, il panel indipendente di tre esperti, nominato dalla Commissione per i diritti umani dell'ONU nel marzo 2013, presieduto dall’ex giudice australiano Michael Donald Kirby, ha reso pubblico il suo rapporto di 36 pagine corredato da un allegato di 372 pagine di dettagliate testimonianze che descrivono un’enorme casistica di violenze diffuse e sistematiche che rientrano nei crimini contro l’umanità.  Fra circa un mese presenterà ufficialmente lo stesso rapporto al Consiglio per i diritti umani.

Fa parte del rapporto una lettera scritta a Kim Jong Eun dal giudice Kirby il 20 gennaio 2014. Nella lettera il giudice australiano dichiara che Kim Jong Eun è da considerarsi responsabile dei crimini contro l’umanità commessi da istituzioni e funzionari dello stato sotto il suo diretto controllo.

La Commissione d’inchiesta si è riunita a Tokyo, Londra, San Francisco e Seoul, ma non ha mai potuto recarsi a Pyongyang, malgrado le ripetute richieste. La Corea del nord ha sempre negato l’esistenza dei gulag (i famigerati kwanliso) dove sono stati detenuti fin dai tempi di Kim Il song e sono tuttora detenuti i prigionieri “politici”. Le foto satellitari dei kwanliso coincidono perfettamente con le descrizioni e i disegni degli internati che sono riusciti a sopravvivere a una vita e un trattamento inumano; costretti a nutrirsi di "tutto ciò che si muove", vista la cronica insufficienza di cibo.

Fra i crimini contro l’umanità si specificano tra gli altri i delitti di “sterminio assassinio schiavitù tortura stupro persecuzione religiosa e di genere”. E ancora "i crimini per associazione" che colpiscono tre generazioni di familiari del colpevole. 
Il richiamo a Pyongyang dei familiari di Jang Song Taek e la loro quasi immediata sparizione dalla scena è probabile che rientrino fra queste pene di origine premoderna, adottate dal fondatore della dinastia dei Kim per liberarsi dei nemici e "cancellarne il seme". 

Il quadro degli orrori comprende il rapimento di cittadini sudcoreani e giapponesi negli anni '70 e '80. Un crimine di vaste proporzioni ammesso (solo parzialmente e solo nel 2002) da Kim Jong-il. Il padre dell'attuale leader, desiderando all’epoca la normalizzazione dei rapporti con il Giappone di Koizumi, aveva attribuito i rapimenti all'iniziativa di una scheggia impazzita dei servizi segreti. "Iniziativa" ben poco credibile in uno stato totalitario che si è perpetuato grazie ad un sistema di controllo sociale capillare basato sempre più sul terrore.

In concomitanza con la pubblicazione del rapporto Kirby, Human Rights Watch ha trasmesso un breve video con alcune impressionanti testimonianze degli ex internati e di un loro carceriere rifugiatosi poi in Corea del sud

Il giudice Kirby, dopo aver ascoltato i sopravvissuti, ha espresso lo sgomento di vedere, dopo gli orrori nazisti, il ripetersi di “nuove Aushwitz”. Ha detto che occorre agire subito e con determinazione. Parlando con i giornalisti negli uffici ONU di Ginevra ha riassunto molto bene il senso del lavoro della commissione e le obbligazioni che deve assumersi al più presto la comunità internazionale: "adesso non possiamo più dire: non sapevamo"