2013-12-29

L’analisi di Rosella Idéo sulla condanna a morte dello zio di Kim Jong Un, L'esecuzione del numero 2

Il manifesto, sabato 14 dicembre, p.8

Le ultime immagini di Jang Song Thaek, numero due del regime nordcoreano epurato per tradimento e condotta lasciva, lo mostrano in manette, a capo chino, sovrastato da due guardie davanti alla corte militare che lo ha condannato a morte. Sentenza eseguita immediatamente, ha sottolineato il comunicato dell'agenzia ufficiale KCNA diffuso ieri. Neanche essere parte della famiglia che da tre generazioni domina la Corea del Nord ha salvato lo zio del leader supremo Kim Jong Un. Un'estromissione avvenuta “in maniera pubblica, insolita e ignominiosa”, ha detto Rosella Ideo, esperta di relazioni internazionali dell'Asia Orientale, che contattata dal manifesto ha spiegato i contorni di un'epurazione  che mette Kim Jong Un sulla scia della politica seguita dal nonno Kim Il Sung e dal padre Kim Jong Il.


La caduta di Jang, già vittima di un'epurazione nel 2004 dalla quale era tornato più forte di prima dopo due anni, è stata gestita come una messinscena dalla coreografia studiata nei dettagli. Il 67enne ex vicepresidente della potente Commissione per la difesa nazionale aveva traghettato senza scossoni la successione alla morte del  Kim Jong Il, affiancato come tutore all'erede appena trentenne del Caro Leader . 

Trascorsi due anni dall'ascesa al potere, il giovane Kim Jong Un “ha sentito il bisogno di riaffermare la propria dittatura e di essere l'uomo solo al comando”. L'esecuzione è stata anche un ammonimento per chiunque lo volesse sfidare in futuro: “non seguire la strada intrapresa da Jang”. Il leader supremo “ha cercato di estromettere lo zio che pare fosse riuscito, in quarant'anni, a esercitare un controllo capillare sull'esercito, sulla polizia e su parte dell'amministrazione civile”.

Il processo è stato perciò inscenato contro chi, sembra, si è macchiato del reato di lesa maestà. Jang faceva, tuttavia, parte della “famiglia reale”. Un parente acquisito, marito della sorella di Kim Jong Il, Kim Kyong Hui, che da tempo pare malata ed era assente durante la caduta del consorte.

Contro di lui è stato montato un impianto accusatorio che comprende di tutto e di più. Durante il processo ha ammesso le proprie colpe, tra cui quella di aver pianificato un colpo di stato per deporre dalla leadership il nipote. La messinscena era tuttavia iniziata già la scorsa settimana quando, quasi a conferma delle notizie sull'epurazione svelata dai servizi d'intelligence sudcoreani, alcuni fotogrammi diffusi dalla stampa ufficiale mostravano l'arresto di Jang durante una seduta allargata del Politburo del Partito coreano dei lavoratori. Durante la riunione, il leader decaduto non sedeva come suo solito accanto a Kim Jong Un, ma tra i banchi dei delegati, dai quali è stato prelevato da agenti in uniforme, “probabilmente componenti della polizia politica”.

L'estromissione dello zio, continua la professoressa Ideo, è forse il risultato di una lotta intestina che va avanti da mesi, anche con esecuzioni a livello locale. Almeno a partire dalla scorsa primavera c'è stato l'allontanamento dei personaggi più vicini a Jang, al cui posto è arrivata una nuova generazione di falchi.

Se Jang era stato capace di stringere ottimi rapporti con Pechino ed era considerato un moderato e un fautore di riforme sul modello cinese, i nuovi arrivati (tra i quali è da annoverare il vicemaresciallo Choi Ryong Hae) sono per una linea caratterizzata dalla priorità data al nucleare e dalla disponibilità ad aperture più limitate e sotto lo stretto controllo del potere centrale.

Alcuni osservatori hanno tracciato un paragone con la vicenda Bo Xilai in Cina. “La dirigenza cinese si muove tuttavia in modo collegiale, qui si tratta del potere di un uomo solo”, ha sottolineato Ideo.  La Cina torna anche, non citata direttamente, nelle accuse rivolte a Jang di aver svenduto le risorse naturali del paese. Il fatto che Pechino sostenga Pyongyang in cambio di materie prime è noto. Al momento le dichiarazioni cinesi relative alla caduta di Jang sono improntate sulla continuazione di buoni rapporti. Come spiega Ideo, la Cina, a livello istituzionale, ha sempre tenuto i nordcoreani in grande considerazione. La Corea del Nord è ancora vista come un cuscinetto contro l'accerchiamento Usa. Per questo Pechino pone la stabilità della regione sopra altre questioni, vedi ad esempio il nucleare, e continua a sostenere l'alleato. Proprio nei giorni dell'epurazione sono stati raggiunti accordi per lo sviluppo congiunto di 14 zone economiche speciali. Uno di quei temi che, prima dell'epurazione, erano sotto la responsabilità di Jang.

Andrea Pira