Il manifesto, sabato 14 dicembre, p.8
Le
ultime immagini di Jang Song Thaek, numero due del regime nordcoreano
epurato per tradimento e condotta lasciva, lo mostrano in manette, a capo
chino, sovrastato da due guardie davanti alla corte militare che lo ha
condannato a morte. Sentenza eseguita immediatamente, ha sottolineato il
comunicato dell'agenzia ufficiale KCNA diffuso ieri. Neanche essere parte della
famiglia che da tre generazioni domina la Corea del Nord ha salvato lo zio del
leader supremo Kim Jong Un. Un'estromissione avvenuta “in maniera pubblica,
insolita e ignominiosa”, ha detto Rosella Ideo, esperta di relazioni
internazionali dell'Asia Orientale, che contattata dal manifesto ha spiegato i
contorni di un'epurazione che mette Kim Jong Un sulla scia della
politica seguita dal nonno Kim Il Sung e dal padre Kim Jong Il.
La caduta di Jang, già vittima di un'epurazione nel 2004 dalla
quale era tornato più forte di prima dopo due anni, è stata gestita come una
messinscena dalla coreografia studiata nei dettagli. Il 67enne ex
vicepresidente della potente Commissione per la difesa nazionale aveva
traghettato senza scossoni la successione alla morte del Kim Jong
Il, affiancato come tutore all'erede appena trentenne del Caro Leader .
Trascorsi due anni
dall'ascesa al potere, il giovane Kim
Jong Un “ha sentito il
bisogno di riaffermare la propria dittatura e di essere l'uomo solo al
comando”. L'esecuzione è stata anche un ammonimento per chiunque lo volesse
sfidare in futuro: “non seguire la strada intrapresa da Jang”. Il leader
supremo “ha cercato di estromettere lo zio che pare fosse riuscito, in
quarant'anni, a esercitare un controllo capillare sull'esercito, sulla polizia
e su parte dell'amministrazione civile”.
Il processo è stato
perciò inscenato contro chi, sembra, si è macchiato del reato di lesa maestà.
Jang faceva, tuttavia, parte della “famiglia reale”. Un parente acquisito,
marito della sorella di Kim Jong Il, Kim
Kyong Hui, che da tempo pare malata ed era assente durante la caduta del
consorte.
Contro di lui è
stato montato un impianto accusatorio che comprende di tutto e di più. Durante
il processo ha ammesso le proprie colpe, tra cui quella di aver pianificato un
colpo di stato per deporre dalla leadership il nipote. La messinscena era
tuttavia iniziata già la scorsa settimana quando, quasi a conferma delle
notizie sull'epurazione svelata dai servizi d'intelligence sudcoreani, alcuni
fotogrammi diffusi dalla stampa ufficiale mostravano l'arresto di Jang durante
una seduta allargata del Politburo
del Partito coreano dei lavoratori. Durante la riunione, il leader decaduto
non sedeva come suo solito accanto a Kim Jong Un, ma tra i banchi dei delegati,
dai quali è stato prelevato da agenti in uniforme, “probabilmente componenti
della polizia politica”.
L'estromissione
dello zio, continua la professoressa Ideo, è forse il risultato di una lotta
intestina che va avanti da mesi, anche con esecuzioni a livello locale. Almeno
a partire dalla scorsa primavera c'è stato l'allontanamento dei personaggi più
vicini a Jang, al cui posto è arrivata una nuova generazione di falchi.
Se Jang era stato
capace di stringere ottimi rapporti con Pechino ed era considerato un moderato e un
fautore di riforme sul modello cinese, i nuovi arrivati (tra i quali è da
annoverare il vicemaresciallo Choi
Ryong Hae) sono per una linea caratterizzata dalla priorità data al
nucleare e dalla disponibilità ad aperture più limitate e sotto lo stretto
controllo del potere centrale.
Alcuni osservatori
hanno tracciato un paragone con la vicenda Bo
Xilai in Cina. “La dirigenza
cinese si muove tuttavia in modo collegiale, qui si tratta del potere di un
uomo solo”, ha sottolineato Ideo. La Cina torna anche, non citata
direttamente, nelle accuse rivolte a Jang di aver svenduto le risorse naturali del
paese. Il fatto che Pechino sostenga Pyongyang in cambio di materie prime è
noto. Al momento le dichiarazioni cinesi relative alla caduta di Jang sono
improntate sulla continuazione di buoni rapporti. Come spiega Ideo, la Cina, a
livello istituzionale, ha sempre tenuto i nordcoreani in grande considerazione.
La Corea del Nord è ancora vista come un cuscinetto
contro l'accerchiamento Usa. Per questo Pechino pone la stabilità della
regione sopra altre questioni, vedi ad esempio il nucleare, e continua a
sostenere l'alleato. Proprio nei giorni dell'epurazione sono stati raggiunti
accordi per lo sviluppo congiunto di 14 zone
economiche speciali. Uno di quei temi che, prima dell'epurazione, erano
sotto la responsabilità di Jang.
Andrea Pira