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2014-01-21

Ancora qualche considerazione - senza cani famelici - sul caso Jang

ANALISI


La trovata di un giornale di gossip cinese, secondo cui il potente Jang Song Taek sarebbe stato sbranato da cani feroci e famelici, riportata incautamente da alcuni quotidiani si è rivelata, ahimé, un fuoco di paglia. L’umiliazione pubblica di Jang e la sua esecuzione con un metodo più tradizionale (fucilazione), ha messo in luce piuttosto, secondo i servizi segreti sudcoreani, le smodate ambizioni dello zio del leader supremo, Kim Jong Eun, e l’accaparramento per sé e i suoi accoliti degli introiti derivanti dalla vendita di carbone e di prodotti marittimi alla Cina; a spese delle forze armate e delle casse private della famiglia Kim.  Potere economico e potere politico, si sa, vanno a braccetto. Per di più le forze armate hanno consentito a due generazioni di Kim il controllo assoluto sul paese. Morto il suo mentore, Kim Jong Il, alla fine del 2011, Jang avrebbe pensato fosse arrivato il momento di uscire dalla tutela della famiglia regnante, in cui era entrato come marito di Kim Yong-hui, figlia del fondatore, e di mettersi in proprio data la giovane età e l’inesperienza del trentenne Kim Jong Eun.